A Cori si festeggia il dialetto locale

cesare chiomintoSi svolgerà domani, venerdì 17 gennaio, la seconda Giornata Nazionale del Dialetto e delle Lingue locali organizzata dall’UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia). Una giornata di sensibilizzazione alla salvaguardia del patrimonio linguistico territoriale che rischia di morire sotto la spinta del nuovo che avanza ed impone i gerghi più vari. Una volta gli italiani erano stranieri in patria per l’impossibilità di appropriasi della lingua nazionale, oggi sono forestieri in città per l’incapacità di conservare il proprio idioma dialettale.

Anche «Còri mé bbéglio» ha un suo dialetto da recuperare e tutelare come risorsa della propria millenaria cultura immateriale. È «lo parlà forte della pora ggente», come lo definì il poeta Cesare Chiominto, il principale studioso della parlata corese, da lui raccolta nelle sue opere, tra cui un vocabolario. Una lingua viva, versatile, colorata, capace di esprimere tutto e lasciata in eredità alle future generazioni. Chiominto aveva capito che il dialetto paesano, poco mutato dal ‘500 alla seconda guerra mondiale, aveva poi subito rapidi cambiamenti ancora in atto ai quali potrebbe non sopravvivere, sostituito da nuovi modi di esprimersi e di comunicare.


Con il suo impegno letterario ha voluto produrre una testimonianza scritta sul dialetto di Cori, quello antico e più vicino all’originale. I suoi lavori sono un invito alla comunità a riscoprire il legame originario con la sua terra, a riappropriarsi e tramandare le proprie radici ed identità, perché come disse il linguista Tullio De Mauro, «i dialetti sono intrisi dell’intelligenza e della fatica, del sapere intellettuale e delle esperienze delle popolazioni che li hanno parlati».