Crimini ambientali nella provincia pontina, secondo Legambiente l’anno nuovo è cominciato male

legambienteNeanche il tempo di finire i festeggiamenti per l’inizio del nuovo anno e ci ritroviamo subito costretti a denunciare, come facciamo da anni, il sistema criminale pontino, sempre più evidente nelle sue manifestazioni.

Nei primi giorni dell’anno si sono succeduti episodi davvero preoccupanti: attentati incendiari, intimidazioni, e addirittura il ritrovamento, in un vecchio casale di campagna, di un arsenale composto da esplosivi e detonatori pronto per essere utilizzato, provvidenzialmente sequestrato dalle forze dell’ordine. Si tratta di episodi che si ripetono ciclicamente a dimostrazione dell’emergenza nella quale questa provincia è precipitata.


La provincia di Latina continua ad essere avamposto di organizzazioni mafiose che l’hanno eletta a centro di propri interessi, con riferimento in particolare al business delle ecomafie, al traffico di armi, racket, droga, prostituzione, speculazione edilizia e agromafie. Il loro radicamento è agevolato da un sistema di colletti bianchi, e a volte di politici, collusi, di indifferenza e ignavia istituzionale che ne rafforza la capacità di penetrazione.

Dietro ai continui attentati incendiari che colpiscono aziende agricole in tutta la provincia, come accaduto recentemente nel Comune di Priverno, è evidente una metodologia criminale capace di replicare modalità di azione tipicamente mafiose. Resta necessario attendere i risultati delle indagini in corso, ma senza alcun dubbio è possibile affermare che questo genere di azioni rispecchia l’agire tipico delle mafie e merita di essere denunciato senza tentennamenti ne strumentalizzazioni. Lo stesso vale per il ritrovamento da parte delle forze dell’ordine, in un vecchio casale nella campagna di Terracina, di un arsenale micidiale composto da panetti esplosivi, detonatori, cartucce, tritolo e una bomba artigianale pronta ad esplodere. Non è la prima volta che in provincia di Latina viene ritrovato un arsenale di tale livello, pronto per essere usato. Le conseguenze del suo utilizzo potevano essere drammatiche.

Ricordiamo che la nostra provincia è stata già coinvolta nel traffico internazionale di armi, anche in questo caso contrastato dall’intervento delle forze dell’ordine e della magistratura. Gli stessi attentati incendiari degli ultimi giorni a varie autovetture e le continue minacce rivolte a commercianti e cittadini manifestano un clima mafioso e violento che desta viva preoccupazione.

Secondo il nostro dossier Ecomafia 2013 la provincia di Latina si colloca al 9° posto nella classifica delle province italiane per reati ambientali. Le infrazioni accertate nel capoluogo pontino nel 2012 sono state 744, il 2,2% del totale nazionale. A ciò si aggiunge la pesante vicenda della discarica di Borgo Montello. Mentre si susseguono episodi di questa gravità, mancano atti e impegni concreti da parte della classe dirigente di questa provincia.

Manca una strategia di contrasto all’illegalità, e in particolare alla criminalità organizzata, fondata sulla prevenzione, controllo, repressione e educazione. La politica, pur con le necessarie eccezioni, dovrebbe dare dei segnali netti e inequivocabili di controtendenza e impegno reale, a partire dalla sua ritrovata credibilità, presupposto per qualificare le proprie politiche di contrasto alle mafie. Diventa però difficile ottenerli, ad esempio, da un Presidente della Provincia, Armando Cusani, sospeso per provvedimento prefettizio per via della sua condanna in primo grado a un anno e 8 mesi in base alla legge Severino per abuso d’ufficio, che persiste nel non rassegnare le proprie dimissioni ed anzi rilancia, proponendosi come candidato alle prossime elezioni europee.

Ciononostante, persistiamo nel chiedere misure urgenti e interventi mirati a partire dall’apertura degli uffici della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) a Latina, il monitoraggio e controllo sugli appalti pubblici, sui capitali in entrata, sul credito sospetto, una lotta senza quartiere alle ecomafie e al racket, investimenti in favore di uomini e mezzi della Procura e delle forze dell’ordine, azioni investigative, soprattutto di carattere patrimoniale, bonifiche di tutte le aree contaminate dall’interramento criminale dei rifiuti tossici e investimenti in favore di seri progetti di educazione ambientale e alla legalità.

Le mafie non si combattono con la conservazione ad oltranza del proprio ruolo pubblico, con l’omertà, l’indifferenza, con le artificiose divisioni e denigrazioni. Ne si combattono negandole o delegandone il contrasto alla sola magistratura e alle forze dell’ordine. Serve invece un rinnovato patto sociale e civile che consenta di rinnovare la nostra classe dirigente, di fare scelte coraggiose rivolte al futuro, evitando anche in ambito ambientale posizioni retrograde, di rafforzare l’azione di antimafia sociale delle associazioni e quella istituzionale e una chiara comprensione del fenomeno, dei suoi legami con la politica, la pubblica amministrazione e l’economia. Solo così questa provincia uscirà dai gorghi del malaffare e saprà, secondo noi, rafforzare la propria democrazia e guardare con fiducia e speranza al proprio futuro.

Il Coordinamento provinciale Legambiente

***ARTICOLO CORRELATO***(Legambiente:Latina al nono posto per i reati ambientali nel Rapporto Ecomafia-6 novembre)