Cisterna, Campoli su centro sociale di Le Castella: “Tempi più corti per un’opera che la Frazione aspetta da anni”.

Renato Campoli, esponente di "Cisterna Democratica"
Renato Campoli, esponente di “Cisterna Democratica”

“Finalmente il centro sociale di Le Castella comincia a diventare realtà. La nostra speranza è che i tempi per la sua realizzazione siano più corti rispetto a quelli trascorsi da quando se ne è cominciato a parlare”.

Il candidato alle primarie del Partito Democratico di Cisterna, Renato Campoli, entra nel merito del recente avvio dei lavori per la costruzione del Centro sociale di Le Castella. L’ex candidato a sindaco plaude ai risultati ottenuti ma polemizza per i tempi che ci sono voluti per aprire il cantiere ed auspica tempi più brevi per la realizzazione dell’opera pubblica.


“Della costruzione di questo Centro se ne parla da circa 10 anni – sostiene Campoli – quando il Comune di Cisterna venne in possesso di un appezzamento di terreno concessogli a compensazione degli oneri di urbanizzazione nell’occasione di sanare l’opificio industriale della Bianchi ex Chiorda, utilizzando lo strumento dei Patti territoriali.

Fin da allora, grazie alle proposte di alcuni consiglieri comunali tra i quali citiamo Italo Di Luzio (rappresentante storico di Le Castella), quell’area venne destinata alla realizzazione di questo centro sociale.

Peccato per i lunghi tempi burocratici delle Pubbliche Amministrazioni.

E’ vero, questo centro si accinge a nascere, ma le sue dimensioni sono molto ridotte rispetto al progetto iniziale a causa delle ristrettezze economiche nelle quali si trovano i comuni.

Tuttavia la realizzazione di questa opera rappresenta oggi anche un punto fermo per l’eventuale localizzazione di un piano particolareggiato, così come previsto dal piano regolatore vigente, che fino ad oggi non si era riusciti a localizzare perché mancava un punto di riferimento.

Ora questo è possibile non solo per realizzare spazi pubblici comuni ma anche per costruire nuove residenze per i castellani che vogliono restare legati alla propria terra.

Dal punto di vista agricolo infatti – spiega in conclusione Campoli – la zona è frazionata in molteplici piccoli lotti e non consente quindi la realizzazione di nuove abitazioni capaci di soddisfare le esigenze delle nuove generazioni”.