Rapina in banca a Fondi, minacce con l’acido: colpo da oltre 24mila euro

*Banca Popolare di Fondi*
*Banca Popolare di Fondi*

Un taglierino ed una pistola. Ma anche una boccetta d’acido muriatico sventolata dinanzi al viso di un’impiegata.

I banditi che, poco prima delle 12,30 di venerdì, hanno fatto irruzione nella filiale della Banca popolare di Fondi di via San Magno, erano pronti ad intimidire con qualsiasi mezzo. Hanno raggranellato 24mila euro in contanti ed una quantità imprecisata di titoli.


Il primo è entrato col taglierino occultato. Poi, con la scusa di una delega, ha fatto aprire la porta antipanico ed entrare il complice munito di pistola, rimasto inizialmente bloccato dal trillo dell’allarme all’ingresso dell’istituto di credito, che aveva segnalato la presenza di “qualcosa”. E’ stato questo ad estrarre, oltre l’arma da fuoco, un piccolo contenitore che a suo dire contendeva dell’acido, minacciando l’impiegata che gli si trovava accanto.

Tre, i clienti presenti, di cui uno – un pensionato del posto – riuscito addirittura a fuggire all’esterno, approfittando per un attimo dei momenti di concitazione.

Dopo essersi fatti consegnare con la forza denaro e titoli all’interno di un sacco di nylon, la coppia di rapinatori, entrambi a volto scoperto, se l’è svignata su un Fiat Ducato vecchio modello in cui, proprio all’esterno della banca, col motore acceso, attendeva un complice.

*L'auto utilizzata*
*L’auto utilizzata*

Un assalto-lampo, il loro: cronometro alla mano, dall’entrata alla fuga hanno impiegato a malapena 4 minuti.

Il mezzo utilizzato, poi risultato rubato dieci giorni fa ad Anzio, è stato rinvenuto poco più tardi dagli agenti del vicequestore Massimo Mazio: era stato abbandonato in via Fosso calabro, che da San Magno porta a Lenola; avevano un’altra macchina, forse con a bordo un quarto complice.

A braccare i malviventi, che probabilmente sono fuggiti immettendosi in autostrada, gli stessi uomini del Commissariato fondano, i primi a giungere sul posto. Gli specialisti della polizia scientifica, prima di sequestrare il Fiat Doblò, hanno analizzato da cima a fondo il mezzo, alla ricerca di tracce utili. Diversi, gli elementi repertati.

Da largo Evangelista, si è poi passati all’acquisizione dei filmati delle telecamere a circuito chiuso poste all’interno ed all’esterno della banca. Vivisezionando le immagini catturate dagli occhi elettronici, si tenterà di dare un volto preciso al gruppo, fatto da italiani dall’accento romano. Gente comunque del mestiere, che sapeva come muoversi ed agire con estrema freddezza. Forse addirittura incensurati: il particolare dell’assalto a volto scoperto potrebbe esserne la riprova.

Professionisti del crimine che però sono potrebbero esser rimasti con un pugno di mosche: nelle fasi successive al colpo, uno degli impiegati si è accorto che, assieme a tutto il resto, i banditi avevano arraffato anche una mazzetta “civetta”. Morale della favola, a quest’ora il lauto bottino è con buona probabilità irrimediabilmente macchiato d’inchiostro rosso. Carta straccia.

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