OMICIDIO DEL PRETE, L'INTERVENTO DI SEL:"PRESENZA RADICATA DELLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA"

omicidio borgo hermadaEsprimiamo sgomento e forte preoccupazione per il fatto delittuoso accaduto nei giorni scorsi a Borgo Hermada.

Le ragioni del ritardo con cui interveniamo sulla vicenda, non è casuale, ma deve essere ricercato nell’intenzione di questo Circolo di sollecitare nella cittadinanza, e nelle forze politiche in particolare, non solo un ampio e puntuale dibattito sulla vicenda ma anche la presa di coscienza che una emergenza “sicurezza” c’è e deve essere affrontata.


Per noi di SEL questo atto criminale conferma ciò che denunciamo da sempre, ossia la presenza radicata della criminalità organizzata nel nostro territorio.

Un omicidio cosi spietato, con tutte quelle che sono le caratteristiche delle azioni di matrice malavitosa, non può offrire solo la “sensazione”, come dice il nostro Sindaco, ma la netta convinzione che i tentacoli criminali si siano infiltrati nel nostro tessuto sociale ed economico, costituendo ormai una realtà diffusa e pericolosa.

Dinanzi a cotanta efferatezza, che mai prima si era riscontrata nelle nostre zone, il senso di insicurezza e di smarrimento dei cittadini è divenuto talmente forte che gli stessi si sentono da un lato abbandonati e dall’altro, inermi spettatori di azioni criminali che arrivano persino alla spettacolarizzazione del delitto.

L’omicidio Marino dell’anno scorso ha rappresentato un primo e significativo campanello d’allarme, risuonato con forza all’interno di una comunità che mai prima si era trovata a far fronte ad una vicenda cosi feroce e complessa.

Purtroppo, però, l’omicidio Marino non è, e temiamo non sarà in futuro, l’unico motivo di preoccupazione per i cittadini.

Da molti anni, infatti, si assiste a gravi atti di delinquenza in tutta la città. In particolare, si riscontrano furti in abitazioni (specialmente nella periferia dove le persone sono abbandonate a se stesse e dove i controlli sono sempre più difficili ed inefficaci), roghi notturni, sparatorie anche in pieno centro, omicidi passionali, spaccio di stupefacenti, indagini su usura, su evasione fiscale, su abusivismo edilizio, nonché, violenze di vario genere e sequestri di attività ed immobili legati a clan camorristici.

In questa situazione di illegalità diffusa le persone si sentono abbandonate ed indifese. Un sentimento condiviso da molti e che, a nostro avviso, è da imputare anche all’inerzia delle istituzioni.

In tal senso, devono essere lette le parole del nostro primo cittadino, il quale ha voluto sintetizzare l’accaduto con una semplice “ sensazione” che forse c’è qualcosa che non và. Troppo poco.

All’indomani dei gravi fatti del Sirenella, noi di SEL manifestammo il nostro disappunto per le parole proferite dal Sindaco laddove si minimizzava, anzi si negava, l’esistenza di un problema sicurezza in città.

A tal proposito, ci siamo andati a ripescare una serie di dichiarazioni rilasciate dal Sindaco Procaccini e apparse sui quotidiani dei vari media accorsi nelle ore successive sul luogo dell’omicidio.

Ebbene, in quelle dichiarazioni, il primo cittadino minimizzava l’accaduto addebitando i fatti ad “una lotta tra clan non operanti nel territorio di Terracina”; nel medesimo senso, rasserenava tutti dicendo che i fatti, siccome esterni alla città, potevano essere definiti “ una casualità”; o ancora, dichiarava, in un’intervista apparsa sul messaggero, che: “La nostra dimensione è ancora così piccola, che le operazioni sospette saltano subito agli occhi: come quella tentata dal clan Mallardo”.

Tali parole sono ovviamente inaccettabili oltre che insufficienti. Possiamo capire che il Sindaco cerchi di difendere la sua città, i suoi cittadini ed il suo operato dinanzi alla cronaca nazionale, ma ciò che invece non ammettiamo è che all’indomani dei fatti di agosto 2012 non si sia dato un segnale forte per porre argine alla deriva di illegalità in questa città.

Ad esempio, noi di SEL, allora come oggi, troviamo incomprensibile che il tema della sicurezza non riesca a varcare mai le porte del Consiglio comunale di Terracina.

A nostro avviso, le amministrazioni locali hanno una grande responsabilità per quanto concerne la diffusione e la difesa della cultura della legalità. Spesso, però, questa responsabilità viene dimenticata o del tutto trascurata; si arriva a minimizzare, sminuire o, addirittura, a negare un problema.

Si badi bene, che il negazionismo, in tali casi, è altrettanto grave quanto il collaborazionismo. Negare vuol dire fornire la possibilità all’antagonista di agire. In altre parole, vuol significare: “cedere il passo a chi inquina e mette in pericolo la nostra sopravvivenza di liberi cittadini”.

Occorre, quindi, ribaltare radicalmente questo modo di fare, sostenere e diffondere la cultura della legalità. Nulla deve essere lasciato al caso. Ogni assessore, ogni consigliere, ogni dirigente ed ogni funzionario deve essere consapevole che ogni atto che compie, ogni decisione che assume, possono avere rilevanze e conseguenze enormi sotto il profilo della legalità. La superficiale o addirittura mancata applicazione di una norma o di un regolamento, l’assenza di una cultura della trasparenza degli atti amministrativi, la facile concessione edilizia, la facile variazione della destinazione urbanistica, il mancato controllo sugli appalti ed il pressappochismo in generale, sono tutti elementi che possono aprire un varco all’insinuazione delle associazioni a delinquere nell’ambito delle istituzioni pubbliche.

Tra l’altro, che tale situazione sia da tempo in atto, ci viene confermato non solo dalla cronaca ma anche, e soprattutto, da tutte quelle associazioni nate per la lotta alla criminalità organizzata e che ormai da diversi anni seguono il fenomeno criminogeno nei suoi vari aspetti tanto in questa città, quanto in tutta la provincia di Latina. Sono queste associazioni che ci insegnano le modalità di azione e sono sempre le stesse che, già da tempo, hanno messo in guardia dal pericolo criminale questa e le precedenti amministrazioni, senza però riscuotere dalle stesse alcun riscontro o consenso.

Certamente, siamo coscienti che questa battaglia non può essere combattuta solo dalla politica e dalla società civile.

Del pari, siamo anche consapevoli che sentirsi accanto alle forze dell’ordine, le quali fanno comunque un grande lavoro, non risolve il problema.

Risolvere il problema, o meglio contribuire alla risoluzione dello stesso, vuol significare: “impegnarsi a fare il proprio dovere”.

Limitarsi ad invocare la repressione nel momento dello sgomento collettivo, come ha fatto il nostro Sindaco, è puerile oltreché grottesco.

La criminalità deve essere combattuta giorno per giorno, minuto per minuto, nelle grandi e nelle piccole cose quotidiane, all’interno ed all’esterno del palazzo. Va combattuta educando e sanzionando; promuovendo progetti di educazione alla legalità nelle scuole; vigilando affinché Terracina non diventi terra di conquista per speculatori, corruttori e delinquenti di ogni altro genere e specie.

Per tale motivo, riteniamo i fatti della settimana scorsa un ennesimo esempio di quanto il pericolo criminalità serpeggi nella nostra comunità.

Il nostro augurio è che si trovi il coraggio non solo di ammetterlo ma anche di porre in essere tutta una serie di strumenti necessari a combattere ed emarginare la delinquenza dalla vita cittadina.

In palio non c’è la libertà solo di noi cittadini, ma anche, e soprattutto, quella delle future generazioni.

Il Circolo di Sinistra Ecologia e Libertà di Terracina

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