ITRI, “SHOAH – RADIO DELLA MEMORIA”: UN’INSTALLAZIONE PER NON DIMENTICARE

Il Museo del Brigantaggio di Itri diventa punto di riferimento per la Giornata della memoria 2012, con un progetto riguardante “Shoah” (il film-evento del regista e intellettuale francese Claude Lanzmann) dal titolo “Shoah – Radio Della Memoria”. Il museo apre infatti le sue stanze per offrire una visione integrale e alternativa del lavoro del cineasta francese, un monumentale documentario sulla deportazione del popolo ebraico da parte dei nazisti, della durata di ben 9 ore e frutto di 11 anni di ricerche. Dal 27 gennaio al 5 febbraio si cercherà di ricreare materialmente una memoria del film e sul film, dando la possibilità agli spettatori di muoversi all’interno delle testimonianze in esso contenute, districandosi tra televisori e installazioni video poste all’interno del Museo del Brigantaggio, così da poter portare a casa un frammento, una scena, un volto da poter conservare e raccontare. L’idea è quella di trasformare una memoria in qualcosa di concreto e visibile, qualcosa di tangibile: uno spazio in cui muoversi. Per dieci giorni il Museo oscura così la sua memoria, la memoria del brigantaggio, per dare voce ad un’altra memoria.

Ideato ed elaborato da Andrea Petrillo, il progetto “Shoah – RadioDellaMemoria” è stato sviluppato in collaborazione con alcuni studenti del Liceo scientifico E.Fermi di Gaeta. La serata di inaugurazione (27 gennaio, ore 17) vedrà l’intervento di Vincenzo Padiglione, direttore del Museo del Brigantaggio di Itri, che introdurrà il lavoro di Petrillo. Seguirà una breve esibizione di musica klezmer (Rodrigo Bastoni – Percussioni; Antonio Conte – clarinetto; Roberto Del Bove – chitarra; Marco Saccoccio – contrabbasso). Il 29 gennaio alle 18, invece, saranno gli studenti a proporre una riflessione dal titolo “Che cosa vuol dire essere testimoni?”, moderata da Donatella Del Bove e da Giovanni Burali D’Arezzo. Il 31 gennaio, infine, lo stesso Petrillo proporrà un laboratorio dal titolo “Che cos’è Shoah”, incentrato sui problemi e sulle procedure tecniche che hanno caratterizzato l’installazione. Nel frattempo, per tutti i 10 giorni dell’allestimento, in una delle stanze del Museo sarà attivo un laboratorio multimediale degli studenti, dove i visitatori, tramite l’utilizzo di personal computer, potranno interagire in maniera attiva con i contenuti del film di Lanzmann.


Dichiarazioni dell’autore
Raccontare Shoah. È questo quel che ho avuto in mente fin dall’inizio, il mio problema è stato questo. Una volta visto il film, il film richiedeva di essere raccontato: ma come, perché?
Come contenere Shoah? Anche se il regista ha compiuto l’opera, anche se l’opera ha un montaggio impeccabile, io non riesco a contenerla, mi sfugge. E questo mio continuo tentativo di trattenerla si trasforma in mille storie, si frammenta in mille suoni. Intanto sullo schermo passa il treno dei deportati, intanto sullo schermo passa il tempo: “Se mi potesse leccare il cuore ne rimarrebbe avvelenato” dice Yitzhak Zuckerman, detto Antek – comandante in seconda dell’O.E.C. (organizzazione ebraica di combattimento) – un volto di Shoah. Nella memoria il tempo del montaggio non esiste più, passi da un personaggio all’altro, da una frase come questa, inaspettata e unica, a una bella giornata come questa, calma, silenzio: Piwonski cammina con Lanzmann nella foresta di Sobibor e vedi gli alberi che nascondono ancora l’orrore, gli stessi. Nella memoria il tempo non c’è, tutto il film si scompone, si sovrappone, incalza una melodia dietro l’altra e ti ritrovi a canticchiarla a bassa voce e ti ricordi il fiume, le fosse, il fuoco che accendi. I morti non parlano.