DOPO SETTE DI CONTENZIOSO IL GIUDICE DEL LAVORO STABILISCE NIENTE POCT PER GLI INFERMIERI. ASL SCONFITTA E COSTRETTA AI RIMBORSI

L’utilizzo dei Poct (point of care testing), le macchinette impiegate nei Pronto Soccorso degli ospedali per l’effettuazione delle analisi sul paziente in situazioni di urgenza, non è in alcun modo di competenza degli infermieri. Per di più, l’Asl di Latina, che, dal 31.12.2004, ha sistematicamente imposto a questa categoria l’utilizzo dei Poct, dovrà corrispondere una congrua cifra a quanti hanno dovuto svolgere, obtorto collo, il compito testardemente e ripetutamente fatto piovere loro addosso da decisioni che hanno assunto anche la forma di categorici ordini di servizio. Oltre a questa Waterloo sul fronte giudiziario e su quello economico, l’Asl si vedrà obbligata all’esborso di migliaia di euro, somma, questa, dovuta quale penale per le insensate avventure di carattere legale-giudiziario cocciutamente perseguite da una dirigenza aziendale che ha volutamente continuato a sperperare il denaro dei contribuenti.

Questo il nocciolo della storica sentenza del Tribunale di Latina-Sezione del Giudice del Lavoro, nella persona della dott. Corinna Papetti, chiamata a valutare il ricorso presentato dagli infermieri del Pronto Soccorso dell’ospedale di Fondi, assistiti dall’avv. Arnaldo Faiola, e di colleghi di altri nosocomi, quali Cori, Gaeta, Sezze e Minturno. In effetti, il giudice ha deciso che per l’utilizzo dei contestatissimi Poct non debbano essere investiti gli infermieri, essendo, quella prerogativa, competenza di un tecnico di laboratorio. In secondo luogo, la sentenza obbliga l’Asl a corrispondere ai ricorrenti le prestazioni richieste loro e non riconosciute come lavoro esulante dalle loro competenze. In merito alla storica sentenza, interviene Franco Addessi, dirigente provinciale Cgil funzione pubblica e da sempre alla testa di questa battaglia sindacale. Il responsabile di categoria ci tiene a evidenziare alcuni aspetti di tutta la vicenza.


“Innanzi tutto -esordisce Addessi- la nostra lotta è stata portata avanti per la tutela del paziente, quando ci veniva imposto di effettuare delle analisi, per la cui modalità non avevamo nè competenza giuridica, nè preparazione specifica. In secondo luogo, vogliamo far notare come sia stata sconfitta l’arroganza dell’azienda Asl. Ben sapendo, come per altri casi, di essere obbligata a corrispondere il dovuto per le prestazioni Poct, i responsabili, nello specifico, Ilde Coiro e Giuseppe Testa, prima, e l’attuale amministrazione, adesso, hanno testardemente voluto intraprendere la strada della resistenza legale, nonostante da tutte le parti venisse paventato il sicuro aggravio di spesa pubblica, vale a dire di soldi pagati dalle tasche dei contribuenti. Nonostante tutte queste premesse, e alla luce pure di varie sentenze sullo stesso caso adottate in tutta Italia, a partire da Sacile, nel Friuli, dal Giudice del Lavoro dei rispettivi centri interessati, l’attuale amministrazione ha perseguito la politica del Karakiri giudiziario, con i risultati che oggi stanno davanti agli occhi di tutti”.

Tanto, a pagare -concludiamo noi- sono sempre i soliti…, vale a dire il popolo. Sembra quasi di sentire, in sottofondo, il refrain, ormai codificato quale didascalia di tanti italici sprechi, coniato dall’indimenticabile Totò: “E io pago!!!”