RAPINE IN PROVINCIA DI LATINA: “CANI SCIOLTI” SMARRITI DAI COLPI ASSESTATI AL CLAN MALLARDO

L'arresto di Feliciano Mallardo 'o sfregiato'

Sono giovanissimi, violenti e sembrano non avere paura di nulla. Entrano in banca o in gioielleria come nulla fosse armati di pistola o di coltello. A volto scoperto, alle volte provano anche a mettere a segno due colpi nello stesso giorno come avvenuto a Scauri il 13 aprile scorso. Quasi come in un videogame solo che non lo è affatto. Arrivano nella provincia di Latina per lo più dalla periferia nord di Napoli, dai territori dove, alla fine degli anni settanta, è cresciuto il clan Mallardo: Villaricca, Giugliano in Campania, Mugnano di Napoli. Solo quattro chilometri per passare da un comune all’altro. In auto bastano dodici minuti. Venti se si vuole raggiungere Qualiano. Il tutto attraverso uno scenario di contorno fatto di cumuli di rifiuti dati alle fiamme ai lati delle strade, abusivismo edilizio sfrenato, spaccio di stupefacenti, prostituzione e la disperazione di tanti onesti cittadini. Qui fino alle fine degli anni novanta comandava l’Alleanza di Secondigliano nata dal patto tra clan Licciardi, Contini e proprio i Mallardo. A oggi il clan giuglianese, da qualche anno nell’orbita dei casalesi, decapitato nella testa dall’arresto di Feliciano Mallardo “o sfregiato” considerato l’attuale reggente, resta ancora potentissimi tanto da influenzare, secondo le testimonianze dell’ex imprenditore dei rifiuti e gola profonda dei casalesi Gaetano Vassallo, ogni passaggio della vita amministrativa di Giugliano. Eppure, proprio i tanti arresti e confische che hanno colpito i vertici dell’organizzazione, a cominciare dall’operazione Arcobaleno del marzo 2010, all’operazione Sud Pontino del maggio 2010, per finire all’ultima, l’operazione Sfregio, stanno incrinando molte certezze e posizioni acquisite. Proprio alla luce dei tanti arresti, allora, si può provare a cercare una chiave di lettura dell’escalation di rapine in provincia perpetrate tutte da giovani provenienti dall’area di Giugliano. Quanto meno a livello ambientale. Probabilmente ancora senza nuovi punti di riferimento sul territorio, apparentemente disorganizzati almeno nella base, come cani sciolti, lupi, vanno alla ricerca di entrate economiche che i clan fiaccati dai sequestri hanno al momento difficoltà a garantire, risalendo lo stivale per tentare colpi improbabili sul territorio della provincia di Latina. Forse anche contando sull’appoggio di altri affiliati già insediatisi sul territorio pontino. E proprio in questo senso proseguono gli approfondimenti d’indagine da parte delle forze dell’ordine.

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